mercoledì 16 marzo 2016

Le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi nel Mediterraneo non hanno inquinato l'ecosistema marino

Premetto che, come cittadino a me interessa conoscere la verità, senza incorrere in facili e inutili allarmismi. Nell'articolo che ho realizzato cerco di utilizzare un approccio scientifico sull'argomento, visto che recentemente il dibattito sulla proroga delle concessioni dello sfruttamento offshore degli idrocarburi entro le 12 miglia (Titoli minerari e impianti - cartografia del Ministero dello Sviluppo Economico) dalla costa ha generato alcune libere interpretazioni prive di ogni fondamento. Il video che ho pubblicato sopra mostra come si sia sviluppata negli anni una biodiversità marina  ricca e variegata sotto la piattaforma Vega. Infatti, è stata osservata la presenza di numerose specie ittiche tipiche del Mediterraneo, tra le quali Cernie (Epinephelus Guaza), Monachelle (Chromis chromis), Tanute (Spondyliosoma cantharus), Ricciole (Seriola dumerili), Pesci balestra (Balistes Capriscus), che ormai popolano l'area marina situata intorno alla piattaforma. Questo é il risultato emerso da Biovega. Il progetto dell'Area Marina Protetta Isole Ciclopi di Acitrezza, presentato dai ricercatori dell’Area e dai responsabili delle attività di Edison in Sicilia e Siracusa. In Emilia Romagna opera il distretto energetico di Ravenna che risulta il più importante d'Italia, in cui lavorano oltre 500 addetti, con oltre 6000 lavoratori tra indiretti e indotto, includendo le grandi multinazionali specializzate e le numerose aziende appaltatrici. Il 10 febbraio del 2016 sono stati pubblicati i dati sulla qualità delle acque dell'Emilia Romagna da Daphne II, la struttura oceanografica di Arpae. Riporto una sintesi del rapporto:

"I risultati del monitoraggio illustrati oggi a Cesenatico dimostrano che il mare è in buona salute. Dalle analisi effettuate, non è stata riscontrata neanche la presenza di mucillagini". Anche il quotidiano Ravennanotizie.it conclude in un articolo pubblicato il 16 Marzo:  "Circa quanto riportato da Greenpeace sull'inquinamento da idrocarburi nel Mediterraneo, è utile ricordare che studi effettuati da varie Università e Istituti scientifici evidenziano che per il 60% tale inquinamento deriva da scarichi civili e industriali e per il 40% dal traffico navale, che riversa in mare circa 150.000 ton/anno di idrocarburi. Insignificante, invece, l'apporto dell'attività petrolifera (0,1%) . Alla luce di tale confronto, sebbene i mitili che nascono sui piloni delle piattaforme presentino in alcuni casi concentrazioni di alcuni parametri superiori a quelli prelevati in aree incontaminate, ISPRA conclude sulla base di anni di analisi che 'l'effetto sugli ecosistemi marini prossimi alle piattaforme non è significativo. le concentrazioni medie dei metalli nei tessuti dei mitili non differiscono dai valori tipici medi stagionali misurati in organismi di ambienti non perturbati e/o rientrano nel normale range di variabilità, misurato su base annuale, in una popolazione di mitili di riferimento presi nel sito costiero di Portonovo' e che 'i valori di IPA risultano in linea rispetto alle concentrazioni rilevate in popolazioni naturali di mitili raccolti in Adriatico nella stessa stagione'. Alla luce delle analisi e dei controlli svolti - conclude Eni, "si può escludere che i mitili provenienti dalle piattaforme e commercializzati comportino alcun tipo di rischio per la salute delle persone". Per quanto riguarda le analisi effettuate dall'ISPRA, nel 2012 è stato presentato un documento alla Commissione Ambiente Senato inerente all'estrazione degli idrocarburi offshore. Sotto ho realizzato personalmente degli screenshot delle pagine più importanti in cui è possibile leggere direttamente dal documento, e non da altre fonti, le analisi e gli studi realizzati dall'ISPRA. Inoltre, un articolo pubblicato il 16 Marzo sulla rivista online OggiScienza, riporta i dati acquisiti dagli esperti in ambito scientifico e tecnico (geologi oceanografi) in cui affermano che la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi nell'Adriatico non determina danni all'ecosistema marino. Questo è confermato anche da un articolo pubblicato nella pagina della Società Geologica Italiana – Sezione di Geologia degli Idrocarburi. Infine, penso che il Referendum abbia una matrice di natura politica e venga usato strumentalmente ai fini elettorali, in quanto, secondo i dati pubblicati nel Report del 2015 dalla BP International Energy Statistics le riserve di petrolio italiane ammontano a circa 100 Mt, invece il consumo annuale é di 60.8 Mt, quindi il calcolo é molto rapido. Per quanto riguarda il gas le riserve  note sono minime, 46 Mtoe, con un consumo annuale di 51 Mtoe. Tuttavia, la produzione di gas e di olio contribuiscono rispettivamente per il 10% ed il 7% al fabbisogno energetico nazionale, secondo il Ministero dello sviluppo economico - Ricerca e coltivazione di idrocarburi. Inoltre, secondo una dichiarazione di Michele Marsiglia (presidente di Federpetroli Italia), pubblicata sulla rivista Tempi, grazie al petrolio presente sotto l’Adriatico, l’Italia potrebbe addirittura soddisfare la metà della sua stessa domanda interna e «diventare una potenza energetica». Il Sole24Ore invece, riporta in un articolo pubblicato il 4 Aprile che: "Le stime di questi giacimenti ancora da scoprire fanno pensare a riserve per oltre 700 milioni di tonnellate fra petrolio e metano (Strategia energetica nazionale 2012). A titolo di confronto, l’Italia consuma fra i 50 e i 60 milioni di tonnellate di petrolio l’anno. In via teorica, 700 milioni di tonnellate italiane significherebbe una dozzina d’anni di totale autonomia dell’Italia dalle importazioni, nemmeno una petroliera nei nostri mari, neanche un euro a califfati e oligarchi.   Alcuni sostengono il SI al Referedum, perché fanno riferimento agli accordi stipulati al vertice di Parigi COP21. Quindi alla riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica per la de-carbonizzazione del settore energetico, in attesa di convertire le fonti fossili in energie rinnovabili. La conversione energetica avverrà lentamente, nonostante i buoni propositi e i proclama degli ambientalisti, dipenderemo ancora per diversi anni dai combustibili fossili finché il loro costo sarà inferiore rispetto alle altre tecnologie, come dimostrano i grafici sotto. Infatti, secondo il Report di Terna, nel 2014 le rinnovabili hanno soddisfatto il 37,5% della domanda e il 43,3% della produzione elettrica nazionale.  Ricordiamoci anche dell'intermittenza del vento e del Sole, perché se accendiamo la luce  e se il nostro frigo funziona di notte, lo dobbiamo anche al mix energetico prodotto con il nucleare e con il carbone, quindi non raccontiamo favole. Consiglio di leggere anche: ASPO Italia - Le bufale sul referendum del 17 Aprile.    Il video che ho pubblicato in alto a destra,
realizzato dalla Edison Channel, spiega come funziona la piattaforma petrolifera offshore Vega. Per contro, l'Associazione Medici per l'Ambiente ISDE e il Report di Greepeace 'Trivelle Selvagge' sostengono che l'impatto sull'ambiente sia evidente. Tuttavia, non capisco dove Greenpeace, che critica l'ISPRA per mancanza di dati (cosa non vera perché li ho pubblicati sopra) abbia pubblicato i suoi studi.  Per quanto concerne l'impatto acustico con l'uso dell'Air gun, un altro studio dell'ISPRA afferma che l'esposizione  a  rumori  molto  forti nei  mammiferi marini, come  le  esplosioni  a  breve distanza, possono produrre danni fisici permanenti ad altri organi oltre a quelli uditivi e possono in alcuni casi portare al decesso del soggetto colpito. Le frequenze emesse dall’airgun (20 -150  Hz)  rientrano  nel  range  uditivo anche dei  pesci  (50 - 3000  Hz)  e sono, dunque, da  ritenersi  potenzialmente  responsabili  di  disturbi  comportamentali  e  fisiologici anche a livello della fauna ittica.
Notate la produzione del solare fotovoltaico, dalle 8 del mattino alle 20 di sera. Fonte: Dataenergia. Qui c'è il report preliminare della GSE, dati 2015

Dati Terna inerenti alla produzione di energia. Guardate quanta energia producono una centrale termoelettrica, il fotovoltaico e l'eolico in Italia. 



giovedì 10 marzo 2016

Due gruppo distinti di ricercatori hanno trasformato l'anidride carbonica in idrocarburi



Per la prima volta, i ricercatori dell'USC Loker Hydrocarbon Research Institute hanno convertito in laboratorio l'anidride carbonica in metanolo a temperature relativamente ridotte direttamente dall'aria.