giovedì 2 maggio 2013

Il governo, con l’emendamento portato al Senato non rinuncia al nucleare, ma solo al piano varato nel 2009

Riferimento: Nuclear Plants
Nella variazione inserita, 'Nucleare: emendamento per nuova strategia' l'esecutivo propose nel 2011: “L'abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari”.
“Non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare con lo scopo di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, attraverso l'adozione, entro dodici mesi, di una strategia energetica nazionale che non nomina né esclude, quindi, l'eventuale ricorso all'energia nucleare stessa."  Nell' articolo pubblicato su Repubblica (4 giugno 2011), dal titolo "Il governo ricorre alla Consulta
"Referendum inammissibile"
 é scritto testualmente: "Nelle motivazioni adottate a maggioranza dall'ufficio centrale per il referendum, appare come le nuove norme sono in manifesta contraddizione con le dichiarate abrogazioni e come si dà luogo a una flessibile politica dell'energia che include e non esclude anche nei tempi più prossimi la produzione a mezzo di energia nucleare. Il comma 1 dell'articolo 5 apre nell'immediato al nucleare (solo apparentemente cancellato)". Il direttore di Le Scienze Marco Cattaneo, scrive nel suo Blog, Nucleare: il referendum inesistente: "I
l referendum non cancellerà per sempre la possibilità di costruzioni impianti di generazione elettrica basati sulla fissione nucleare “per sempre”, come vorrebbero far credere alcuni suoi allegri sostenitori. Abrogherà invece disposizioni di legge per la costruzione di nuove centrali come dal piano messo a punto da Claudio Scajola".

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